Salvatore Cipolla

Allo studio di Salvatore Cipolla
di Mario Luzi


Lettera a Salvatore Cipolla
di Vincenzo Consolo


Reliquiari dell’anima
di Alessandro Coppellotti


La terra, i sogni, l’energia vitale e la ceramica espressiva
di Maurizio Vanni

Oltranza figurativa e terrestrità
di Antonio Paolucci


Oltranza figurativa e terrestrità

di Antonio Paolucci

Prima di tutto il mestiere. La fatica, la sapienza, le versatili abilità, la dura disciplina del mestiere; anzi dei mestieri artistici.
Non ne possiamo più di pittori e scultori che nulla sanno di materiali e di tecniche e pasticciano da dilettanti in discipline più grandi di loro. Non basta l’idea — posto che l’idea ci sia — per fare arte figurativa. L’idea diventa immagine solo se il mestiere è conosciuto e dominato. E più è conosciuto e dominato, e più l’idea si avvicina alla assolutezza e alla necessita della immagine. So di dire cose assolutamente banali ma è necessario dirle e ricordarle sempre, se intendiamo muoverci con un minimo di discernimento nella giungla soffocante degli pseudo artisti e discutere, da critici, di un talento figurativo vero. Se e quando abbiamo la fortuna di incontrarlo.
Salvatore Cipolla è uno scultore che conosce il mestiere (i mestieri) dell’arte come pochissimi altri oggi in Italia e in Europa. Conosce i fuochi delle fornaci, gli impasti e gli smalti delle ceramiche; sa come si tratta il legno, come si dominano i metalli, quali effetti di trasparenza e di colore è lecito attendersi dal vetro o dal grès. Queste cose le sa perché ha passato la vita, da maestro professionista, nei laboratori artigiani, nelle fabbriche, negli opifici. I materiali che lui utilizza nei suoi prodigiosi assemblaggi - legno e vetro, intarsi di legno su legno, rugose opacità di grès e lucentezze specchianti di maiolica - non hanno segreti per l’artefice che riesce a piegarli alle sue intenzioni espressive. Una così inusuale docilità al volere dell’artista (per cui si ha l’impressione che sotto le mani di Salvatore Cipolla i materiali scoprano ed esaltino la loro natura più preziosa, offrano in un certo senso il meglio di sé) questo affascinante ‘consenso" delle cose inanimate all’idea che a poco a poco le anima e le trasfigura, tutto ciò avviene solo quando il mestiere raggiunge livelli di assoluta eccellenza.
Se questa è la premessa - non esiste arte senza mestiere e Salvatore Cipolla possiede e domina abilità fabrili e saperi tecnici straordinari - occorrerà dire, ora, dell’arte vena e propria e cioè dell’autonomo linguaggio stilistico che caratterizza lo scultore ceramista siciliano. Quali sono le idee o i fantasmi ai quali egli dà figura? L’artista inventa, progetta, modella e assembla, ci consegna le sue tridimensionali policrome icone, ma per dirci cosa? Di fronte all’opera di Salvatore Cipolla verrebbe fatto di parlare di espressionismo. Se non fosse che espressionismo è epigrafe troppo generica. Tutto è espressione nell’arte figurativa. anche i sacchi di Burri, anche i bronzi di Moore o di Giacometti. A meno che per Espressionismo non si intenda il movimento storico che nel Novecento ha assunto questo nome. Ma l’arte di Cipolla è altra cosa dagli esiti conosciuti di un Grostz, di un Mùnch, degli altri maestri del Ventesimo secolo che a quella definizione possono legittimamente riferirsi.
lo preferisco parlare di oltranza figurativa e di terrestrità. Sono due concetti abbastanza inusuali, che conviene spiegare meglio.
Per Salvatore Cipolla dentro l’universo visibile tutto èfigura, anche le venature del legno, anche la rugosità del grès. Sono figure le Idee. Chiedono di diventare figura le passioni e i sentimenti. Ti aggrediscono come figure concetti politici e morali quali l’oscenità del potere, I’ossificata solitudine, la crudele distanza della autorità religiosa. E tuttavia, quando Salvatore Cipolla mette in figura la "Passione di Cristo" per la Chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista a Firenzuola, affrontando l’argomento più "consumato" della storia dell’arte, arriva a una "comprensione profonda del dramma della croce". Sono parole di EnzoBianchi Priore di Bose ed è il riconoscimento più bello (se si considera l’autorevolezzadel magistero spirituale da cui proviene) a uno del rari autentici capolavori della moderna arte sacra.
Oltranza della figura, quindi, dove sempre domina ancorché deformata e contaminata l’imago hominis; perché non c’è scultore più antropocentrlco di Salvatore Cipolla.
E poi la terrestrità; ecco l’altro carattere distintivo, e per me fondamentale, della sua arte. Sarà per la sua origine siciliana perché in nessuna altra parte del mondo la terra ha la lucentezza, i colori, la verità della Sicilia (ce lo ha insegnato una volta per tutte Antonello da Messina nei suoi paesaggi mirabili), sarà perché nel suo mestiere di ceramista ha conosciuto e maneggiato la terra e sa come il fuoco può trasformarla in incorruttibile splendore, ma Salvatore Cipolla è uno scultore saldamente, gioiosamente terrestre.
In questi tempi di malinconie e di orrori è una constatazione comunque consolante.